Recensione Gruppo Lettura Premio Pozzale
I poveri Cristi di A. Celestini sono gli umili, i disperati, i senza lavoro, gli immigrati, i matti, le prostitute. Tutti coloro che non hanno i mezzi per vivere, non hanno un lavoro, vivono di elemosina, non hanno una casa e vengono continuamente rifiutati e umiliati da chi ha i mezzi per vivere. Vivono ai margini della società, nelle periferie, non sono né accettati né considerati dagli altri. Protagonista principale dei brevi episodi è la povertà, la miseria, lo sfruttamento, l'abbandono degli ultimi.
A Roma nella zona del Quadraro, c’è una piazza con un supermercato e un bar molto frequentati, un magazzino pieno di merce che i facchini scaricano dai camion.
Vicino al bar c’è un barbone che chiede l’elemosina e che spesso è ubriaco; c’è anche un bambino di soli 8 anni che fuma continuamente (lo zingaro); c’è una vecchia che ogni mattina mette pochi spiccioli nel barattolo del barbone. Nel bar ci sono tanti avventori che bevono, conversano ma non si curano degli altri. Nel bar c’è anche la signora delle slot che maneggia i soldi e si arrabbia con chi non gioca. Nel magazzino ci sono tanti facchini, neri, africani, che fanno un lavoro massacrante, la paga è modesta e saltuaria e tutti pensano: ”Il mio turno finirà!”. Devono stare zitti, subire e non chiedere nulla.
Le ragazze straniere - albanesi, moldave, rumene, bulgare - venute in Italia per lavorare, finiranno a fare le prostitute.
C’è anche la donna con la testa “impicciata”, parla con tutti di suo figlio, come se fosse vivo ma è morto da tanto tempo e tutti lo sanno.
C’è Violetta che lavora alla cassa del supermercato e si sente una regina.
Domenica è l’addetta alle pulizie, non la pagano ma le danno il cibo in scadenza e può dormire nel magazzino, nella stanza che era della guardia giurata. Said, africano, facchino lo pagano saltuariamente, non gli hanno rinnovato il permesso ed è tornato in Africa, lasciando in Italia Domenica che voleva sposare.
A Domenica uccidono il padre, lei voleva vederlo non lo permettono. Domenica muore per strada e rimane due ore per terra.
Said e lo Zingaro muoiono in mare, ora si trovano sul fondale insieme agli altri africani. Tutti finiscono male.
A Natale nella piazza del supermercato viene organizzata una festa per i pellegrini che verranno a Roma per commuoversi. Viene fatto un presepe senza Gesù, Giuseppe, Maria e i Re Magi, ma popolato di tanti poveri cristi. Viene preparata una recita che ha come protagonista San Francesco e i suoi primi seguaci, tutti nobili e borghesi che rinunciarono alle loro ricchezze per vivere in povertà. I pellegrini non arrivarono nella borgata, ma la platea è di spettatori pronti a cogliere i prodigi.
I prodigi “sono il superamento dei casi della vita” (come un padre che supera la prematura morte del figlio).
Se la povertà tornasse ad essere un valore, come ai tempi di San Francesco, tutti si sentirebbero uguali, pronti a collaborare gli uni con gli altri. “Cristo non è disceso dal cielo ma è salito al cielo dalla terra.”
Il libro raccoglie gli ultimi tre spettacoli teatrali di Celestini. È una narrazione graffiante e senza retorica. Non è un romanzo, né un racconto in senso tradizionale, non ha una trama lineare. È una scrittura sincopata, che passa da una storia a un'altra senza soluzione di continuità.
Da sottolineare la coerenza e profondità con cui parla di temi che spesso, altrove, sono affrontati con demagogia. Nell'autore non c’è solo ironia e fede e speranza ma anche carità ed empatia. Il riferimento a Pasolini è più che evidente.