Recensione Cristina Preti
Di cosa sono affamati i cuori delle ragazze protagoniste di questo romanzo?
Di pane e di rose, secondo lo slogan della sindacalista femminista americana dei primi del ‘900 Rose Schneiderman, slogan che fu poi ripreso dai movimenti per la rivendicazione dei diritti dei lavoratori, in particolare delle donne. Le ragazze lottavano per il diritto di vivere e non semplicemente di esistere, e quindi non solo per il pane, simbolo del necessario per il sostentamento fisico, ma anche per la dignità, il rispetto, il riconoscimento, e la bellezza, la musica, l’arte, tutto quello che arricchisce l’esistenza di valori, rendendola piena e degna di essere vissuta.
La protagonista del romanzo, Etta, ha vissuto in prima persona quella indimenticabile stagione di protesta e di lotta; ormai anziana, torna con la memoria alla sua giovinezza di figlia di emigrati in America, agli inizi del secolo.
A venti anni Etta lascia la famiglia e si trasferisce da Philadelphia a New York, per lavorare come infermiera prima ad Ellis Island, l’ “isola degli arrivi”, dove accoglie e si prende cura dei migranti che a migliaia sbarcano in America, poi a Manhattan, dove grazie al rapporto con Tessie, una cucitrice iscritta ad un sindacato femminista, prende parte attiva ai movimenti di lotta per il riconoscimento dei diritti delle donne e in particolare delle donne lavoratrici.
La narrazione incrocia fatti storici realmente accaduti e segue Etta e Tessie durante il grande sciopero delle operaie del tessile che si protrae per mesi a partire dalla fine del 1909, lo sciopero delle “ragazze ardenti”, che scendono in piazza lottando per i loro diritti, contro lo sfruttamento, prendono le manganellate e vengono arrestate. Alle ragazze delle fabbriche si unisce la “brigata del visone” di Anne Morgan, composta da signore benestanti, suffragiste, che affiancano le operaie soccorrendole quando necessario, difendendole dalla polizia, pagando le loro cauzioni, cercando di fare pressione sulla stampa che non le sostiene, anzi pare schierarsi contro di loro. Anche i capi del Sindacato sembrano trascurare le ragazze, presi come sono da altre importanti battaglie in difesa di operai e minatori: sempre uomini.
Al termine dello sciopero, la situazione delle lavoratrici torna più o meno quella di prima; niente ispettori, scarsi controlli, condizioni di lavoro precarie. Proprio alla Triangle, la fabbrica da cui era partita la rivolta, il 25 marzo del 1911 scoppia un terribile incendio in seguito al quale muoiono 148 persone, nella maggior parte giovani lavoratrici, rimaste intrappolate nei locali della fabbrica poiché le porte erano chiuse dall’esterno, secondo una pessima abitudine derivante dal timore che le operaie rubassero materiali o facessero troppe pause.
Fu il più drammatico disastro industriale nella storia della città di New York. I proprietari della fabbrica, processati con l’incriminazione di omicidio colposo, furono assolti, ma da questa tragedia scaturì un'ondata di lotte sindacali che portarono a importanti riforme delle normative sul lavoro. Proprio da quel doloroso episodio pare sia nata l’idea della giornata internazionale della donna, che si festeggia l’8 marzo.
Altro tema affrontato dal romanzo, parallelo alle vicende narrate ma non meno importante, quello del sentimento d’amore che unì Etta e Tessie così come altre protagoniste della storia, delicatamente definite “le amiche del cuore”. E’ grazie al loro ambiente aperto, progressista, militante che queste donne trovarono il coraggio di vivere fino in fondo il loro rapporto.
Ai personaggi d’invenzione si affiancano figure femminili realmente esistite, donne che hanno fatto la storia del femminismo, come Mary Dreyer e Alice Frances Keller, colonne portanti del Movimento progressista di New York, Pauline Newman alla direzione per ben 60 anni dell’Ilgwu (International Ladies Garment, Workers Union), Clara Lemlich leader sindacale e suffragista, Frances Perkins che, dopo il rogo del 25 marzo 1911, dedicò tutta la sua intera vita a far sì che simili tragedie non accadessero più.
Leggere oggi questo romanzo significa ascoltare le voci di chi ci ha precedute, riconoscere le radici delle nostre libertà, il valore della memoria femminile, della lotta collettiva, ricordare che i diritti non sono mai garantiti per sempre.
“Il cuore affamato delle ragazze” parla al presente attraverso il passato, ci insegna che emanciparsi non è un privilegio, ma un’urgenza; che la solidarietà tra donne è un’arma potente; in tempi in cui i diritti sembrano sempre sul punto di essere rimessi in discussione, ricordare la storia delle “ragazze affamate” è un atto di consapevolezza e, forse, anche di resistenza. Anche oggi, come allora, abbiamo bisogno di pane e di rose.