Recensione di Mariangela Giusti
Il libro La Natura è un racconto interiore è uno strumento culturale e metodologico per diffondere un’educazione ambientale non solo tecnico-scientifica. Con molti rimandi letterari, poetici, filosofici, pedagogici, Duccio Demetrio, sviluppa l’idea che è importante guardare alle sorti del pianeta non tanto per seguire un pensiero comune e generico, ma da dentro, cioè, mettendo al centro la coscienza, la consapevolezza e la riflessione. Lo sguardo della scienza è importante per descrivere e conoscere la natura, ma la nostra conoscenza di essa sarà diversa se sapremo osservarla con lo sguardo della meditazione e della concentrazione silenziosa, due atteggiamenti che predispongono alla scrittura. Demetrio auspica un movimento ecologico che sappia guardare alla natura anche grazie alla mediazione della poesia, della pittura, del cinema, perché la diffusione di una cultura orientata in direzione autobiografica consente di dare un contributo alla comprensione dei problemi ecologici. L’autore suggerisce di amare la natura scrivendone; ciò significa esaminarne le forme e i fenomeni, ma anche far sì che la natura stessa entri di più a far parte della nostra vita. La scrittura è un modo per non separarci dalle cose e fortificare la consapevolezza che facciamo parte di esse.
La natura è un racconto interiore è un libro di filosofia dell’educazione, ma è anche un libro d’azione, che aiuta i lettori nella presa di coscienza ecologica e nella difesa dell’ambiente. È in linea coi movimenti ambientalisti e di difesa della Terra, ma coniuga i principi dell’ecologia con un approccio pedagogico.
È giusto battersi per la green economy, per la bioagricoltura, per avere leggi che si oppongano alla devastazione dei paesaggi; ma chi si occupa di educazione ha un compito in più: aiutare a comprendere le ragioni profonde dell’attaccamento e dell’affezione che chiunque sente di avere verso la Terra, che sono diverse da persona a persona. Di fatto, la natura quasi sempre è lo sfondo delle nostre storie personali e di educazione e rappresenta uno dei possibili modi per situarci nell’esistenza.
L’approccio narrativo (ci muoviamo nel mondo interpretandolo attraverso le nostre facoltà di raccontarlo e ricondurlo a storie) deve includere anche le questioni ecologiche e ambientali. L’invito di Demetrio è di “raccontare” la Natura. Lo si può fare in tanti modi: con le memorie dei primi incontri infantili riconducibili alla terra; recuperando le memorie di chi ci ha parlato di lei; ponendo attenzione a ciò che trasmettono in forma anche metaforica i miti, le cosmogonie dei popoli e gli episodi delle religioni che hanno avuto (e hanno) al centro la natura.
“Scrivere verde” vuol dire molte cose. In primo luogo, significa dare un nome a sensibilità e a emozioni profonde che possiamo diffondere sulla natura, come elemento importante della nostra biografia: essa è parte di noi, ne condividiamo le sorti con il corpo, i sensi, il respiro. L’esercizio di tenere diari dei nostri contatti rispettosi della vita delle piante, degli animali, di ogni forma vivente, dei territori, dei fiumi consente di trattenere meglio nella memoria le nostre impressioni. Potranno essere condivise con altri che abbiano in comune le nostre stesse passioni oppure (al contrario) con chi non ne condivida il senso e -anche attraverso i nostri scritti, forse- possa guardare in modo più attento alle sorti del pianeta. Il libro inaugura l’espressione “green autobiopraphy”: sono “autobiografie verdi” le scritture di chi racconta il contatto con una natura che dona lavoro, piacere, curiosità, bellezza; lo sono anche le scritture che consentono di dialogare con noi stessi di fronte alle meraviglie naturalistiche, in modo da far aumentare la nostra consapevolezza ecologica e renderci ancor più convinti della necessità di difendere la Terra. Un libro ricco di spunti culturali e operativi.