Recensione di Daniela Parri
"Principati e Repubbliche" di Angelo Panebianco è l’ultimo volume di una trilogia basata sul concetto di microfondazione, in base al quale l’azione dei singoli e le differenti modalità con cui questi si aggregano e interagiscono nei gruppi, costituisce una condizione necessaria, anche se non sufficiente, per spiegare la genesi, l’evoluzione ed il crollo delle forme di governo. Tali interazioni fra individui nascono in modo involontario, mediate da attività economiche comuni, dall’accesso alle risorse, da amicizie, da elementi religiosi e costituiscono l’elemento spontaneo ed informale che si interseca con la progressiva organizzazione e istituzionalizzazione sociale, in una continua dinamica di influenza reciproca (micro-macro), che lascia spazio alla libertà individuale.
La verifica di tale ipotesi è condotta da Panebianco con rigore logico e sistematicità, elaborando in primo luogo uno schema analitico ed effettuando poi il confronto tra gli strumenti concettuali individuati nello schema e i diversi sistemi di governo, differenti per territorio, popolazione, assetto governativo e gestione del potere.
L’analisi, estesa nello spazio geografico e nel tempo, prende il via dalle società senza stato come le bande di cacciatori e raccoglitori e prosegue, ipotizzando una continuità tra tutte le formazioni statali della stessa tipologia, con l’esame delle società arcaiche, i regni, gli imperi e le repubbliche, fino alle democrazie e ai dispotismi dei nostri giorni, mantenendo la divisione di Machiavelli fra principati e repubbliche, senza trascurare le “anomalie”, come la società feudale, caratterizzata da rapporti di vassallaggio ma priva di territorio. Man mano che emergono le differenze e le conformità rispetto all’espansione demografica, alla struttura gerarchica, alle dinamiche interne ai gruppi di potere e fra questi e le persone comuni, all’economia, alla gestione del potere, agli strumenti bellici, alla religione ed alle scoperte tecnologiche, per citare alcune variabili esaminate, si ricompone la struttura e l’evoluzione di ogni stato ed emerge il peso del ruolo dell’individuo.
Lo studio mira a ricostruire quadri teorici e non una teoria generale e predittiva e si avvale di un enorme contributo di fonti archeologiche, antropologiche e storiche, di cui tuttavia Panebianco segnala le lacune, perché non sempre sono sufficienti a verificare la tesi iniziale.
Il testo è costantemente arricchito da un confronto ampio con altre teorie sociologiche, che supportano, integrano o si pongono in netta antitesi con la posizione teorica dell’autore. È un libro complesso, ricco di dati e teorie, ma accessibile per la chiarezza del linguaggio e il rigore sistematico e stimolante per chi ama interrogarsi sulle dinamiche che regolano l’assetto sociale.