Recensione del libro: Rifugi e ritorni. Storie del mio viaggio tra rifugiati, filantropi e assassini Premio Letterario Pozzale Luigi Russo

Filippo Grandi
Rifugi e ritorni. Storie del mio viaggio tra rifugiati, filantropi e assassini Mondadori, 2017



Dal primo gennaio 2016 Filippo Grandi è Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati; ricopre, dunque, lo scranno più alto in seno all'agenzia internazionale UNHCR. Il suo libro non vuole solamente descrivere le esperienze maturate durante il lavoro per l'Agenzia, ma effettuare anche un'analisi del suo operato, oltre che di quello dell'UNHCR in generale.
L'autore, parlando dei suoi interessi infantili, parte da una considerazione di base che, nella sua schiettezza e semplicità, racchiude la sua originaria volontà di comprendere il mondo che ci circonda: "Io, però, ero attratto da ciò che richiedeva un viaggio, nello spazio o nel tempo. Mi piacevano la storia e la geografia".
Quando la passione dell'infanzia si trasforma in qualcosa di più concreto e operativo, Grandi diventa un umanitario al servizio dell'ONU. Attraverso il suo racconto il lettore può così compiere un viaggio nello spazio e nel tempo: un tempo vicinissimo che tuttavia, complici gli avvenimenti internazionali degli ultimi anni e la crescente velocità del mondo dell'informazione, appare ormai passato e uno spazio che, seppur in apparenza molto lontano dall'Italia, in realtà è più vicino di quanto si possa immaginare. Grandi ripercorre, con puntualità ed estrema lucidità, le tappe della sua formazione professionale compiuta nei luoghi che hanno fatto da sfondo alle crisi umanitarie scoppiate tra XX e XXI secolo: la Cambogia, l'Iraq della Prima guerra del Golfo, il Ruanda del conflitto etnico Hutu-Tutsi, l'Afghanistan della guerra tra i Taliban e l'ISAF, la Palestina del 2014. Lo fa con un racconto analitico, che non omette niente, a volte crudo e, soprattutto, che non vive di dogmi o certezze di sorta. Ricordare, mettere nero su bianco, vuole significare per Grandi mettere in discussione, valutare quanto fatto negli scenari di crisi. Protagonista è la domanda: "Avremmo potuto fare meglio?". Il libro getta una nuova, importantissima luce su eventi cruciali, caduti troppo presto nel dimenticatoio una volta spenti i riflettori della stampa internazionale, che risultano essere invece indispensabili per comprendere appieno le dinamiche degli eventi del mondo in cui viviamo
[G. B.] (recensione a cura del Comitato Organizzatore)



Le altre recensioni: