Recensione del libro: Orfani bianchi Premio Letterario Pozzale Luigi Russo

Antonio Manzini
Orfani bianchi Chiarelettere 2016



Ai giorni nostri ci sono ancora eroine che, come Ayse Deniz Karacagil, lottano, combattono, donano se stesse fino all'estremo sacrificio per un ideale in cui credono. Poi c'è una lunga schiera che quotidianamente combattono per sfamare i propri figli e riuscire a sopravvivere in un mondo che sembra accanirsi contro di loro e dove la lotta si fa ogni giorno più dura: sono le eroine di tutti i giorni.
Mirta è una di queste: una donna di grande forza, disposta a tutto pur di dare un'esistenza migliore al suo unico figlio. Venuta dalla Moldavia, simbolo di tutte le badanti dell'Est, si ritrova in un paese straniero, in famiglie estranee e opulente che, incapaci di sopportare il peso dei loro anziani, non possono fare a meno di lei, del suo lavoro obbediente e silenzioso. Famiglie, persone, che nel contempo però la ignorano, per le quali Mirta passa come un'ombra e resta invisibile agli occhi di una società il cui ritratto di delinea chiaramente nelle pagine di Manzini insieme al dramma e alla sofferenza della protagonista.
In contrapposizione a questa società ricca di denaro ma povera di umanità, affiorano le immagini di quella di estrema povertà da cui Mirta proviene, entrambi i mondi diventano insieme alla donna, protagonisti di un'unica narrazione.
[AM.] (recensione a cura del Comitato Organizzatore)



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