Recensione del libro: Il paesaggio fragile Premio Letterario Pozzale Luigi Russo

Antonella Tarpino
Il paesaggio fragile Einaudi 2016



Disegnare l’ordito di una geografia italiana vista dai margini, composta da antiche vie del sale, da paesi costruiti nella roccia e che sembrano sospesi sui monti, un tempo tappe obbligate per uomini, carri, muli e scambi di merci, significa per l’autrice e per chi la segue nella lettura di questi itinerari desueti, risvegliare dal torpore luoghi semiabbandonati ma, fino all’immediato dopoguerra, pullulanti di vita.
Di questi luoghi riaffiorano, attraverso la narrazione di Tarpino, insieme alle cause storiche di una loro passata valenza strategica, caduta nell’oblio della civiltà del boom economico e dell’industrializzazione, le memorie di coloro che li hanno vissuti o attraversati seguendo percorsi impervi, nelle nevi invernali e nella calura estiva.
Risuonano nel ricordo i solchi delle lunghe privazioni, i canti della festa, le tradizioni, gli innamoramenti, restituiti, in una trama piacevole e documentata, intessuta di ciò che si è perso e di ciò che rimane. Grazie alla tenacia di chi non si accontenta dei luoghi comuni, delle strade battute dal turismo di massa in posticce locations e in villaggi benessere, ma torna piuttosto ad interrogarsi sul fascino e sul destino di un paesaggio marginale, si ricompone, per il tempo di un racconto, il senso ciclico di vita condivisa e tramandata per secoli da piccole collettività. Si trattiene, attraverso le ricerche d’archivio, le fonti orali e la scrittura letteraria, ciò che diversamente sembra sparire nel nulla, sospeso come nel vuoto dello spazio e della memoria, lontano dalle grandi vie di comunicazione e di scorrimento veloce.
(F.P.) (recensione a cura del Comitato Organizzatore)



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