Recensione del libro: Storia intima della grande guerra. Lettere, diari e memorie di soldati dal fronte Premio Letterario Pozzale Luigi Russo

Quinto Antonelli
Storia intima della grande guerra. Lettere, diari e memorie di soldati dal fronte Donzelli, 2014



Il libro raccoglie una ricca documentazione, finora inedita, secondo criteri innovativi. Si tratta di lettere e diari di soldati italiani, di diversa estrazione sociale e con vari gradi di istruzione, non sempre combattenti per l’esercito del Regno d’Italia: sono ben rappresentati sudditi di lingua italiana dell’impero Austro-ungarico, trentini, friulani, triestini, spesso mandati a combattere su fronti lontani, contro la Russia.
La tensione espressiva riesce a superare ostacoli alla comunicazione (il grado di istruzione ridotto, la censura militare, l’indicibilità dell’orrore vissuto) e ci dona testimonianze autentiche, che in passato sono state trascurate per lasciar parlare “verità” meno scomode, sostenute dalla retorica di chi ha studiato, è stato educato alla retorica risorgimentale ed è stato portatore di privilegi. Irrompono da queste pagine la vita nella deiezione della trincea, la nostalgia della casa e dell’ambiente da cui si proviene, l’assurdità sconvolgente delle strategie dei comandi militari, la presenza ossessiva della morte e di sofferenze senza perché.
Si tratta anche di sofferenze psichiche, per decenni rimosse e riportate al centro dell’attenzione da ricerche storiche recenti (di Bruna Bianchi, Antonio Gibelli e altri); alle vicende dolorosissime di decine di migliaia di soldati colpiti da malattie mentali è dedicato in particolare un film di Enrico Verra, “Scemi di guerra”allegato al volume.
Un elemento di grande interesse è costituito dalla lingua di questi documenti, autentica ed efficace, pur tra tante lacune ortografiche e con caratteri dialettali e regionali; per decenni avevamo intravisto questa lingua, assai meno ingessata di quella praticata dai colti, grazie agli studi del grande linguista austriaco Leo Spitzer, che lavorando all’ufficio Censura austro-ungarico aveva acquisito una documentazione notevole delle lettere di dei prigionieri di guerra italiani. Oggi gli studi di storia della lingua e di grammatica sono abbastanza maturi da permetterci una lettura meno pregiudicata di queste testimonianze, senza l’ottusità della matita rosse e blu per segnare la distanza da una lingua standardizzata, spesso inerte.- (recensione a cura del Comitato Organizzatore)



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