Recensione del libro: Il lavoro non basta Premio Letterario Pozzale Luigi Russo

Chiara Saraceno
Il lavoro non basta Feltrinelli 2015



Uscita dall’ultima guerra mondiale, boom economico ed espansione e cambiamento radicale nel modo e nel quanto consumare, entrata in una spirale di sviluppo più o meno continuativo. Tutte tappe che hanno fatto pensare, almeno fino a tutti gli anni ’80 del novecento, fino cioè al termine dei cosiddetti “trenta gloriosi”, che di povertà non si sarebbe più potuto, e dovuto, parlarne, almeno alle nostre latitudini. La povertà, se non scomparsa completamente, si pensava sarebbe stata relegata a gruppi sociali non ancora toccati dal benessere per arretratezza, sfortuna, incapacità; ma il destino era segnato: ne saremmo usciti tutti, comunque. Era solo questione di tempo.
Purtroppo, le cose non sono andate così. E non perché siano ricomparsi i poveri estremi e vistosi, cantati da Dickens e da altri mille attenti osservatori degli stenti di ‘800 e ‘900. No. La povertà di oggi è più sottile, nascosta, ma per questo assai più insidiosa. Può colpire per brevi tratti di tempo. E poi ritirarsi. O colpire chi non ti aspetti, e chi magari abita accanto a casa tua. Anche perché, e qui ruota non solo il titolo ma anche gran parte del saggio di Chiara Saraceno, il lavoro, ed il suo correlato, lo stipendio, non è oggi più necessaria garanzia ad una permanenza in una condizione di libertà dal bisogno, e quindi, se non proprio di benessere, almeno di tranquillità. Le cifre che l’autrice fornisce sono impietose: quasi il 10% dei lavoratori europei è sotto la soglia di povertà; addirittura la metà di coloro che sono rientrati nel mondo del lavoro non è riuscito a rientrare nel mondo dei non indigenti. Nei difficili equilibri da tener presente per tentare di contrastare questo fenomeno, l’autrice suggerisce di tener sempre ben insieme sì il mondo del lavoro, ma anche le dinamiche familiari ed i regimi di welfare dei singoli paesi. Perché la povertà non è solo una questione di equità o di giustizia sociale. È anche una questione di democrazia”. (recensione a cura del Comitato Organizzatore)



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