Recensione del libro: Cattivi Premio Letterario Pozzale Luigi Russo

Maurizio Torchio
Cattivi Einaudi 2015



“Quando ti scortano i poliziotti può capitare si fermino all'autogrill e ti offrano un caffè. Le guardie mai. Perché i poliziotti sono abituati ad avere a che fare con gente libera, ancora da catturare. Ai poliziotti insegnano a riconoscere un viso, anche a distanza di anni. Alle guardie no.”
Con la parola cattività ci riferiamo ad animali non domestici, o comunque usi a vivere liberi, tenuti prigionieri in speciali luoghi recintati. La nostra sensibilità ci spinge ad avere compassione della condizione di cattività animale, a considerarla contraria alla vita dignitosa di qualsiasi specie. Qualsiasi specie tranne quella umana.
La cattività umana è la prigionia, quella sottrazione della libertà in cui si diventa “come talpe rosa che si aggirano per lo spazio consentito senza stimoli e senza ricordi” in cui “c'è gente pronta a tutto pur di farsi abbracciare, seppure da una guardia che ti salva dall'impiccagione”.
Non solo i rinchiusi vivono questa condizione ma anche le guardie, perché “soffrono della stessa sofferenza, dello stesso annullamento, cambia solo il modo in cui possono ammazzarsi, impiccagione o vene tagliate i primi, un'arma presa in armeria i secondi”.
Maurizio Torchio ci trasporta tra queste mura e ci sbatte dritto in viso la sua umanità, ampliando la nostra conoscenza sul tema con il dettaglio del saggista e, al contempo, con il pathos del romanziere. (recensione a cura del Comitato Organizzatore)



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