Recensione del libro: Al di là del genio femminile Premio Letterario Pozzale Luigi Russo

Benedetta Selene Zorzi
Al di là del genio femminile Carocci 2014



L’autrice è una monaca benedettina, docente di patrologia e attiva sul web come redattrice di riviste telematiche e ideatrice del sito del coordinamento Teologhe italiane. Questo è il suo terzo libro, ed è dedicato a “donne e genere nella storia della teologia cristiana”: una lettura assai utile per rendersi conto dell’effervescenza e vitalità di un campo di riflessione che si vorrebbe desertificare, da parte di chi soggiace a spinte fondamentaliste. Naturalmente non se ne esce con controspinte altrettanto semplificate, ma grazie a percorsi di riflessione articolati. I brevi cenni autobiografici presenti nella postfazione illuminano sull’origine delle ricerche che poi hanno dato vita al libro: vi intravediamo la giovane dottoranda in teologia reticente ad affrontare questioni femministe, anche perché appartenente a una generazione che ha avuto accesso a parità di opportunità a scuola e nello sport, e costretta a misurarsi, proprio nel corso della ricerca, “con concezioni spesso inammissibili e penalizzanti per le donne, di cui si potevano seguire modifiche e sviluppi nel corso della storia, ma anche processi involutivi”.
Zorzi muove dalla distinzione tra femminile, figure femminili e donne concrete, offrendo testimonianze di scritture di quest’ultima categoria, ed evitando così di lavorare su modelli di spiritualità femminile costruite a partire da definizioni di femminilità individuate da pensatori uomini o comunque condizionate da assunti culturali.
Segue una ricognizione delle teorie relative alla donna a partire dall’antichità classica ed ebraica, con analisi particolarmente acute sugli effetti del tema della creazione “a immagine e somiglianza di Dio” sulla questione femminile. Il lettore non specialista ma attento vi può imparare molto, soprattutto su quanto a lungo tali presupposti antichi abbiano operato nella teologia cattolica.
Un capitolo è dedicato a “Femminilità e vita cristiana”; dopo un’analisi delle metafore femminili adoperate per parlare della vita spirituale e di Dio, si giunge a una discussione degli stereotipi antifemministi presenti nella storia del cristianesimo, dovuti soprattutto alla parzialità di prospettiva (esclusivamente maschile) con cui è stata condotta per secoli la riflessione sulla donna.
Il sesto e ultimo capitolo e le conclusioni chiariscono come l’uso del genere per parlare di Dio possa nutrire la riflessione teologica e influenzare più ricche relazioni ecclesiali tra i sessi, giungendo così a problematizzare la categoria di “genio femminile”, per individuare un percorso di arricchimento linguistico e pratico sulla differenza, che non accetti caratteristiche stereotipe imposte e discriminatorie.
Non è detto, scrive l’autrice, che lo schema con cui da secoli si interpreta l’essere umano “secondo una distinzione anima-corpo (sessuato) sia ancora utile per comprendere il mistero della persona, anche rispetto alle nuove scoperte delle scienze”. E spunti euristici e categorie provenienti dai Gender Studies, come riconosce l’autrice, hanno permesso “nuovi approcci per comprendere sotto altri punti di vista il deposito della fede e i dogmi dell’antropologia e della cristologia”.
Tale disegno ambizioso è supportato non solo da competenze e conoscenze rilevanti, ma anche da una non usuale capacità di coniugare tensione interpretativa e limpidezza di dettato. (recensione a cura del Comitato Organizzatore)



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