Recensione del libro: La guerra italiana Premio Letterario Pozzale Luigi Russo

Marco Mondini
La guerra italiana Il Mulino 2014



E' un racconto ricco di supporti storiografici e non privo di prospettive nuove nella considerazione degli eventi. E' una guerra differente da come ci è stata presentata.
"La grande guerra italiana è un paradosso". Salandra, Presidente del Consiglio e Sonnino, Ministro degli Esteri per combattere contro i loro ex alleati "pretesero la cessione del territorio di Bolzano abitato da 250000 austro-tedeschi, ma lasciarono al suo destino la città di Fiume abitata da una popolazione di lingua e cultura italiana". La guerra non si concluse con l'ultimo colpo di cannone sparato il 4 Novembre 1918 contro gli austriaci, ma il 25 Dicembre 1920 "quando la Regia Marina bombardò la città di Fiume occupata dai legionari dannunziani".
Partire, raccontare, tornare sono le tappe attraverso le quali l'autore illustra le vicende di questa guerra unica nel panorama europeo.
Partire.
Dopo mesi di annunci, smentite, trattative il 24 Maggio 1915 iniziarono le ostilità tra il Regno d'Italia e l'Austria- Ungheria. La mobilitazione della stampa, degli intellettuali, dei periodici illustrati destinati ai tanti semi-analfabeti contribuirono a creare un clima di esaltazione collettiva favorevole alla guerra, a cui seguì l'arruolamento in massa per tutti coloro che avessero compiuto il ventesimo anno di età. Parole come pena, nostalgia, tristezza, dolorosa partenza, sono tra le più usate dai memorialisti per indicare il momento della partenza per il fronte. Tra i combattenti i trinceristi, i plotonisti, i piccoli ufficiali di complemento rischiavano la vita tutti i giorni, mentre altri usufruendo di esoneri, dispense, permessi, praticamente mai.
Raccontare.
La vita di trincea é raccontata dai combattenti, da tutti quegli "scriventi occasionali" che ci hanno lasciato memorie, lettere, diari, quaderni di note e che "sradicati dalla vita civile, lontani da casa…esposti al rischio della morte ritrovavano nella scrittura un legame vitale con il proprio mondo di affetti…e un momento di astrazione dalla triste realtà della trincea". Per troppo tempo queste missive "non hanno avuto alcun ruolo nella costruzione dell'immagine, della memoria della guerra…fino alla loro progressiva riscoperta negli ultimi anni." Leggendo poi gli scritti autobiografici di coloro che la guerra l'avevano combattuta ci si renderà conto che era stata vinta perché questi combattenti non si erano mai sottratti al loro dovere anche a rischio della vita.
I giornali, le riviste, i periodici illustrati, raccontarono molto spesso una guerra diversa da quella reale, più patriottica e astratta.
Ritornare.
La fine della guerra fu l'inizio di un lento e difficile ritorno alla normalità. I soldati italiani vittoriosi non furono salutati con marce trionfali, a differenza di quanto accadeva negli altri paesi europei; i prigionieri, ritornati in Italia dopo tante tragiche avventure, furono sottoposti ad un duro trattamento ed ancora peggiore fu quello riservato ai nuovi italiani "redenti" triestini, trentini, giuliani. La percezione dell'ecatombe, infine, fece nascere una frenesia commemorativa così diffusa che le città piccole e grandi si riempirono di monumenti, di cippi, di opuscoli celebrativi. (recensione a cura del Comitato Organizzatore)



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