Recensione del libro: Sindone. Storie e leggende di una reliquia controversa Premio Letterario Pozzale Luigi Russo

Andrea Nicolotti
Sindone. Storie e leggende di una reliquia controversa Einaudi 2015



La scarsa competenza, il lavoro su fonti di seconda mano, il cattivo uso del metodo storico e il ricorso alle congetture di comodo è ciò che ancor oggi si constata nella maggioranza degli scritti dedicati alla Sindone.
La Sindone di Torino è un oggetto di culto, da rispettare in quanto tale; in essa, i fedeli venerano l’immagine del volto di Gesù. Si tratta di comprendere, non solo la sua storia a partire da certezze documentate e da analisi scientifiche solide, ma anche il recente accanimento nel voler dimostrare che si tratta di una stoffa autentica, che conserva i tratti del Gesù storico, ricorrendo spesso a spiegazioni fantasiose e in contrasto con dati incontrovertibili – alcune delle quali di qualità tale da sfigurare in un libro anche andante di fantascienza.
Il libro di Nicolotti è il frutto di una ricerca più che decennale, che si avvale anche di inediti documenti d’archivio. Allo storico naturalmente non importa tanto intervenire nel dibattito più superficiale, che può solo cercare di oscurare la ricchezza e la solidità della sua ricostruzione.
I primi segni certi della presenza della Sindone risalgono a metà trecento, e la data coincide sia con l’analisi delle caratteristiche del lenzuolo che con la datazione al Carbonio 14, compiuta da tre diversi laboratori nel 1988, e autorizzata dal cardinale Ballestrero. Ma tutta la storia certificabile della reliquia risulta istruttiva; dall’uso di una collegiata di provincia, giudicata un abuso nei confronti dei credenti da parte del vescovo di Troyes nel 1389-90, al passaggio di proprietà del lenzuolo stesso, avvenuto almeno due volte (in entrata e in uscita di Casa Savoia) in maniera giuridicamente difettiva: la prima volta perché venduto “al nero” da un erede del primo proprietario, Geoffrey de Charny, la seconda perché, nonostante le proprietà dei Savoia fossero state confiscate, a norma di Costituzione, dalla Repubblica Italiana, il lenzuolo venne donato all’arcivescovo di Torino dal re deposto. La storia della Sindone non è priva di molti aspetti curiosi e appassionanti; ma non siamo in presenza di un racconto da consumare: lo storico adopera i molti dettagli ricostruiti per analizzare l’uso propagandistico che Casa Savoia fece del lenzuolo per secoli, facendosene un vessillo a testimonianza della benevolenza del cielo verso quella dinastia. Negli ultimi decenni si è assistito alla costruzione di un altro mito, come Nicolotti mostra nell’ultima parte del libro; un mito condito dagli effetti speciali della nuova “sindonologia”, nutrita di rifiuto di ogni metodo scientifico e poco rispettosa nei confronti dello spessore storico di questo oggetto di culto. (recensione a cura del Comitato Organizzatore)



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