Recensione del libro: Privati del patrimonio Premio Letterario Pozzale Luigi Russo

Tomaso Montanari
Privati del patrimonio Einaudi 2015



Perché no? E che male c’è? A queste domande che accompagnano ogni inizio di discussione sull’ingresso dei privati nella gestione del patrimonio artistico, il libro fornisce risposte documentate. Montanari riparte da alcune inchieste di cattiva politica dei “beni culturali”, su cui aveva scritto eccellenti pamphlets (sulle presunte ossa di Caravaggio, l’incauta ma spettacolare attribuzione di un Cristo ligneo a Michelangelo, etc.) riconducendole nitidamente ad alcune domande autentiche: prima fra tutte, quella riguardante la funzione del patrimonio artistico, non risorsa da sfruttare (da parte di pochi), quanto strumento per la costruzione di relazioni significative e durature tra cittadini e territorio. Invece di conservare un patrimonio artistico unico al mondo, da decenni - ma negli ultimi anni con maggiore irresponsabilità – con lo slogan della valorizzazione, lo si consuma, come fosse un giacimento di petrolio. Per comprendere il quadro etico-politico di riferimento basterebbe confrontare quanto dichiarato in quest’ultimo quindicennio dai massimi responsabili del governo e delle istituzioni con le dichiarazioni del Presidente Ciampi, secondo il quale “la cultura e il patrimonio artistico devono essere gestiti bene perché sino effettivamente a disposizione di tutti”, come del resto recita una sentenza della Corte Costituzionale del 1986. Invece si moltiplicano eventi spettacolari, spesso su basi documentarie e scientifiche nulle, in cui la dimensione pubblica rimane subordinata e funzionale al business privato, in controtendenza alle politiche culturali di buona parte dei paesi occidentali, a partire dagli USA, in cui si distingue bene tra mecenatismo e sponsorizzazione; mentre solo la seconda, ossia il cedimento a interessi privati che nulla hanno a che fare con il rispetto dei valori artistico-culturali. (recensione a cura del Comitato Organizzatore)



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