Recensione del libro: Studi d’affezione per amici e altri Premio Letterario Pozzale Luigi Russo

Gianni Celati
Studi d’affezione per amici e altri Quodlibet, 2016



In Studi d’affezione per amici e altri, Celati racconta narratori che inseguono la pennellata d’impulso, dalla scrittura pre-rappresentativa “che cancella il profilo netto delle cose”. Un po’ con la voglia di perdersi, Celati illumina con questi saggi le voghe letterarie, le persistenze linguistiche, le tradizioni, le evasioni del linguaggio e la facondia fantastica dei suoi autori. La pre-discorsività, addirittura i pre-grafismi, come il gesto, il tratto, lo scarabocchio o la pennellata, appunto, “che non serve a coprire spazi di una rappresentazione prestabilita, ma diventa impulso, intensità coloristica affiorata sulla tela”, sono i tratti comuni dei linguaggi che Celati ama e che qui descrive. Così tra i suoi autori ricorda Delfini, lettore di Giambattista Vico, che di Vico conosceva la riflessione sulla poeticità della lingua dei primi uomini, quell’istinto narrativo primario “che dà alle cose insensate senso e passione”. Di Delfini, come di Giorgio Manganelli, altro amico a cui sono rivolti questi studi d’affezione, ricorda il profilo di accumulatori di parole, fatti, reperti, citazioni assemblati in collage policentrici. Il Nuovo commento di Manganelli, come la Piazza Universale di Garzoni o L’Ulysses di Joyce e lo Zibaldone di Leopardi sono opere policentriche, repertori ininterrotti di enciclopedismo e oralità. Questi testi sono pezzi richiamantisi sincronicamente, pathosformeln, come citazioni l’uno dell’altro, nella rapsodia della storia della letteratura di Celati; un edificio dall’architettura barocca, una grandiosa Wunderkammer piena di tesori nascosti e rari. (recensione a cura del Comitato Organizzatore)



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