Recensione del libro: Il cinghiale che uccise Liberty Valance Premio Letterario Pozzale Luigi Russo

Giordano Meacci
Il cinghiale che uccise Liberty Valance Minimum Fax, 2016



Apperbohr è il capobranco di un gruppo di cinghiali che vive nei boschi intorno a Corsignano, immaginario paesino tra l'Umbria e la Toscana. Apperbohr pensa come un uomo ma si esprime in cinghialese, una lingua in continua evoluzione che lui e il suo branco hanno creato, prendendo in prestito parole umane ma aggiungendone altrettante di loro invenzione. Awgr è cane, heggrwihl è dolore, frwrffm fuoco. Durante l'estate del 1999 Apperbohr e il suo branco decidono di interagire in maniera diversa dal solito con i corsignanesi, suscitando in loro grande curiosità e preoccupazione: nessuno riesce a capire chi sia l'autore dei numerosi atti vandalici che accadono con sempre maggiore frequenza, e anche quando appaiono prove evidenti della responsabilità degli ungulati, esse vengono accolte con incredulità da parte degli abitanti del borgo. Intrecciate alle vicende degli animali si sviluppano quelle degli umani, i corsignanesi giovani e vecchi, le cui vite, nel corso della narrazione, appaiono inaspettatamente legate insieme. I rocamboleschi interventi dei cinghiali, con i loro assalti notturni agli amanti clandestini appartati in macchina, le loro corse furiose durante i funerali, o le incursioni durante una infinita discussione notturna fra adolescenti su L'uomo che sparò a Liberty Valance, scatenano negli umani reazioni incontrollate, grazie alle quali veniamo a conoscenza dei risvolti più segreti delle loro esistenze. Le voci narranti umane del romanzo, insieme a quella del cinghiale, offrono il racconto di una realtà dove uomini e animali si incontrano, mischiando loro storie per formarne una più grande, di cui tutti sono un pezzetto. (recensione a cura del Comitato Organizzatore)



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