Recensione del libro: I nomi che diamo alle cose Premio Letterario Pozzale Luigi Russo

Beatrice Masini
I nomi che diamo alle cose Bompiani, 2016



Un’attenzione particolare e una ricerca costante al significato di ciascuna parola è quello che emerge dal romanzo di Beatrice Masini, traduttrice, scrittrice di libri per ragazzi e non solo, editor.
“I nomi che diamo alle cose” è la storia di Anna e dell’eredità che si ritrova inaspettatamente da Iride Bandini, nota scrittrice di libri per ragazzi, conosciuta anni prima. Anna inizia quindi a cambiare vita, passando dalla città alla campagna, scoprendo giorno dopo giorno cosa questa le riservi. A partire dagli stessi incontri che la protagonista compie e che si impongono nella vita della donna con richieste, mai casuali.
La storia si dipana tra confidenze, confessioni, segreti, lettere e anche fiabe, che intrecciano una trama tutta da scoprire.
E le fiabe sono proprio uno dei tratti salienti del libro, ritrovate in una scatola di latta, toccano l’amore ma anche la guerra.
Nel corso delle pagine di Beatrice Masini si scovano personaggi e storie, più o meno nascoste dal tempo.
Tempo, parole e cura sono tre elementi chiave per il romanzo. Il tempo che passa ma che ritorna con la sua prorompenza nel presente, le parole, ricercate ma anche semplici e genuine e la cura, verso gli altri e verso le cose che ci circondano.
“Più il tempo passa più mi piacciono le parole semplici, elementari, lisce come sassi su una riva. Bello, buono, pane, cielo, bene, male, cosa. Ci vuole coraggio, suppongo, a farne uso” (recensione a cura del Comitato Organizzatore)



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