Recensione del libro: Al giardino ancora non l'ho detto Premio Letterario Pozzale Luigi Russo

Pia Pera
Al giardino ancora non l'ho detto Ponte alle Grazie, 2016



Una sera d’autunno casualmente l’autrice s’imbatte in una poesia. Una poesia che apre un bisogno di
riflessione. La morte prematura priverà di cure il giardino di cui è vestale. E allora alle sottili e
piacevoli accortezze per far crescere rigoglioso il proprio spazio verde, sarà costretta a lasciare che si
insinuino piante infestanti, fili d’erba disordinati, animali voraci dei teneri germogli. Un lento
stillicidio che la malattia espanderà minacciosa sull’ambiente esterno.
L’autrice raccoglie pensieri come una sorta di diario, che scandisce le sue giornate e le colora a volte
con tonalità amare, sfumature malinconiche o fredde osservazioni.
A poco a poco la fatica fisica prende il posto alle cura dei fiori e delle gemme. Mentre nello stagno è
tutto un brulicare di vita.
La malattia costringe l’autrice a trovare escamotages per muoversi in casa, accortezze un tempo
rivolte al fuori da sé ora rivolte alla triste arte di plasmare le mura di casa, per adattarle a un’inquilina
sempre meno in grado di muoversi.
Entra in gioco la paura di morire, contemporaneamente al bisogno di sentirsi padroni di interrompere
la propria vita quando e dove si reputi più giusto per noi stessi.
Ognuno di noi si chiede che ne sarà del mondo dopo di noi. Pia Pera trova nel suo giardino, il luogo
e la dimensione in cui portare avanti un’accorata meditazione sulla malattia, sulla morte, sulla vita,
condividendo con il lettore i tormentosi sentimenti che questa analisi, a tratti impietosa, genera in lei.
A tratti la forza d’animo prevale sulla paura. La serenità e la saggezza accettano l’inevitabile con
sommessa pacatezza. A volte però prevale la rabbia, l’umanissima e l’inconciliabile paura dell’ignoto. (recensione a cura del Comitato Organizzatore)



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