Nel ‘Chiostro’ degli Agostiniani, nel cuore della cultura di Empoli, giovedì 16 luglio 2015, si respiravano le radici, i valori e la storia di una comunità, quella empolese che, dal 1948, per 63 edizioni, non manca di riunirsi, partecipare e vivere la cerimonia di assegnazione del premio letterario ‘Pozzale - Luigi Russo’. Un evento che richiama l’attenzione di molti, amanti della lettura ma anche appassionati di un premio che è uno dei simboli di Empoli, il massimo riconoscimento culturale della città.
La consegna è avvenuta da parte della giuria, del comitato organizzatore e dell’amministrazione comunale che si impegna affinché il ‘Pozzale’ sia un momento di identificazione e torni a essere sempre più un evento di condivisione della cultura per tutti i cittadini.
Anche in questa edizione sono stati tre i vincitori: Giulio Angioni, autore del libro ‘Sulla faccia della terra’; Giovanni De Luna, con ‘La Resistenza perfetta’; e Andrea Nicolotti con lo studio ‘Sindone. Storie e leggende di una reliquia controversa’.
A consegnare le targhe il sindaco di Empoli Brenda Barnini, il vice sindaco Franco Mori e l’assessore alla cultura Eleonora Caponi, insieme ai relatori per la giuria Adriano Prosperi, Cristina Nesi e Laura Desideri, e inoltre, come rappresentanti del comitato organizzatore, ad Alice Pistolesi, Matteo Bensi e Andrea Campigli.
La serata, presentata dal capo ufficio stampa del Comune di Empoli, Giacomo Cioni, è stata aperta da i Vincanto e dal brano ‘30 giorni di nave a vapore’, dedicato al viaggio di tanti migranti italiani verso l’America.
Leggi il comunicato stampa sulla serata della premiazione.Nel corso della serata della LXIII edizione del Premio Letterario Pozzale Luigi Russo, giovedì 16 luglio 2015, al Chiostro degli Agostiniani, si è assistito alla consegna virtuale di un premio speciale al Comune di Lampedusa e Linosa, meta dei ‘viaggi della speranza’ per migliaia di profughi. Una menzione particolare per la quale è stato approntato un collegamento video con il vicesindaco Massimiliano Sferlazzo, presente a nome del sindaco Giusi Nicolini e di tutta la popolazione isolana.
«Quest’anno al nostro Premio letterario abbiamo aggiunto qualcosa in più – ha detto il sindaco di Empoli, Brenda Barnini, rivolgendosi al collega di Lampedusa in collegamento skype - perché da sindaco cerco di capire gli sforzi che fate ogni giorno, l’impegno quotidiano che mettete da sempre per accogliere, difendere, aiutare quelle persone. La nostra città, quel poco che può fare, lo sta facendo – ha proseguito Barnini -. Fin da subito abbiamo dato la nostra disponibilità ad accogliere, mettendo in campo le nostre forze. Grazie e sappiate che dalla Toscana e da Empoli siamo con voi».
Questo un passo della motivazione letta da Giuseppe Faso, storico segretario della giuria del ‘Pozzale’: «…Insieme all’amministrazione comunale che guida e alla popolazione di Lampedusa, Giusi Nicolini ha rifiutato di considerare normale la continua tragedia dei morti in mare, indicando nelle politiche europee sull’immigrazione enel pervertimento della tradizione e delle norme di accoglienza dei richiedenti asilo i responsabili primi di queste morti e sofferenze.
Pur dovendo vivere e governare una comunità su cui le scelte dei governi europei hanno rovesciato disagi estremi e difficoltà drammatiche, ha, insieme ai suoi concittadini, trasformato l’abbandono inassunzione di responsabilità,mostrandoci che l’emergenza non esiste, e che essa può solo essere il prodotto della incapacità a governare…».
«Ho ascoltato interventi toccanti e sentire che ci sono Comuni che pensano a noi, a quello che ogni giorno facciamo, è commovente – con queste parole di Massimiliano Sferlazzo si è aperto il collegamento da Lampedusa -. Voi, nel contesto culturale di un premio letterario, avete pensato a noi. Non è poco. E’ un ventennio che Lampedusa fa i conti con il passaggio di tanti uomini, donne, bambini. Non si tratta solo di clandestini. Il 90% sono profughi. Esseri umani che scappano per paura di restare nel loro paese, perché non riconoscono nel loro paese i minimi termini di una democrazia. Nel dna dei pescatori di Lampedusa c’è l’accoglienza. Un uomo in mare va salvato, a prescindere. In Italia ci sono Comuni come Empoli che ci fanno sentire meno soli in questa infinita emergenza umana. Siamo una ‘zattera’ in mezzo al mare per chi arriva con i barconi dall’Africa, ma siamo anche una splendida località turistica. Queste due realtà riescono a convivere benissimo grazie a una organizzazione oleata. Per capire cosa stiamo vivendo dovete venire a Lampedusa e questo è l’invito che rivolgo a voi. Venite sulla nostra isola, vi accoglieremo a braccia aperte, come facciamo con tutti».
Un momento toccante e un’occasione per stringere rapporti istituzionali fra i due Comuni: sarà inviata da Empoli una cifra simbolica da utilizzare per progetti specifici di accoglienza da parte della amministrazione siciliana.
Ecco la motivazione integrale per la menzione speciale che ha riguardato l’impegno del sindaco Giusi Nicolini e di tutti i suoi concittadini di Lampedusa.
‘La Giuria del Premio Pozzale Luigi Russo, sostenuta dalla generosa disponibilità dell’Amministrazione Comunale di #Empoli, attribuisce un Premio Speciale a Giusi Nicolini Sindaco di Lampedusa e Linosa.
Insieme all’amministrazione comunale che guida e alla popolazione di Lampedusa, Giusi Nicolini ha rifiutato di considerare normale la continua tragedia dei morti in mare, indicando nelle politiche europee sull’immigrazione e nel pervertimento della tradizione e delle norme di accoglienza dei richiedenti asilo i responsabili primi di queste morti e sofferenze.
Pur dovendo vivere e governare una comunità su cui le scelte dei governi europei hanno rovesciato disagi estremi e difficoltà drammatiche, ha, insieme ai suoi concittadini, trasformato l’abbandono in assunzione di responsabilità, mostrandoci che l’emergenza non esiste, e che essa può solo essere il prodotto della incapacità a governare.
Mentre invitava al riconoscimento degli enormi meriti degli uomini della Marina Militare che si sono prodigati, prima di tutto per una norma della gente di mare che da secoli si rivela superiore alla pusillanimità di tante direttive, al salvataggio delle vite in pericolo, ha opposto alla militarizzazione dell’intervento la responsabilità civile dell’accoglienza.
Ci ha richiamato, con il coraggio delle azioni e la nettezza delle parole, a nuovi e concreti doveri, capaci di scardinare il viluppo di cinismo e indifferenza che mortifica i nostri ideali civili, sanciti dalla Costituzione della Repubblica Italiana.
Ha restituito dignità ai vivi e ai morti che, spinti da guerre, catastrofi ecologiche ed economiche, sofferenze, hanno scommesso sull’Italia e l’Europa come terre del riscatto e della salvezza, e sono stati invece ripagati con indifferenza e cinismo; e ci ha ricordato che essi sono prima di tutto portatori di diritti, e perciò mandati a proporre un rinnovamento e una reinvenzione dei diritti e della dignità di tutti: anche di coloro che non li sanno accogliere’.
Le foto del collegamento
Quest’anno, il comitato ha organizzato una serie di iniziative collaterali tra cui recensioni originali dei libri in concorso da condividere sui social network e una mostra di libri “Premiati dal Pozzale . Libri vincitori del premio pozzale nelle edizioni dal 1948 al 2014” nel Chiostro degli Agostiniani.
I libri che hanno fatto la storia del Premio hanno composto una galleria che racconta molto del contesto sociale in cui sono stati concepiti: le lotte e i contrasti del nostro Paese dall’immediato dopoguerra, attraverso gli anni di piombo, gli anni ’80 e ’90 e fino all’attuale panorama. Ne è scaturito uno specchio dei dibattiti che hanno inciso nel vivo il tessuto della società civile e un'interessante proposta di ri-lettura di quanto abbiamo vissuto noi stessi e le generazioni che ci hanno preceduto.
La storia delle edizioni del Premio (opere vincitrici, giuria, comitato organizzatore, iniziative collaterali) è stata illustrata in una esposizione dal titolo “La linea del tempo” che è stata ospitata per qualche giorno nel Vicolo di Santo Stefano.
Visita al Museo della Collegiata di Sant'Andrea e poi alla Chiesa di Santo Stefano degli Agostiniani per i giurati e per alcuni rappresentanti del comitato organizzatore del Premio Pozzale - Luigi Russo di #Empoli. Prima della cerimonia di premiazione al Chiostro degli Agostiniani la storica dell'arte Cristina Gelli ha accompagnato il professor Giovanni Prosperi e gli altri componenti della giuria, tra cui l'ex sindaco di Siena ed ex parlamentare europeo Roberto Barsanti, fra i tesori artistici custoditi nel centro storico della nostra città.
Prima della cerimonia di consegna del Premio Pozzale - Luigi Russo si è tenuto una cena a buffet all'interno del Chiostro della Collegiata di Sant'Andrea di #Empoli. Si tratta di un classico appuntamento che anticipa la premiazione e che, nelle edizioni precedenti, vedeva i vincitori, la giuria e il comitato organizzatore del premio, ospitati in un locale del centro cittadino. Dall'edizione numero 63 di questo 2015 l'amministrazione comunale, e in particolare il sindaco Brenda Barnini, ha voluto che la cena fosse organizzata dall'associazione Noi da grandi onlus.
Si tratta di un'associazione fondata da genitori di ragazzi e ragazze empolesi con qualche fragilità che, come è stato spiegato dall'assessore alla cultura Eleonora Caponi, si impegna per assicurare un futuro sereno e più autonomo ai propri figli. Una delle attività che sta avendo più successo, sempre più presente anche nelle iniziative del Comune, è quella del catering. La cena è stata apprezzata dai presenti, in particolare dai tre vincitori del Pozzale: Giulio Angioni, Giovanni De Luna e Andrea Nicolotti.
‘La Resistenza perfetta’ (Feltrinelli)
Nel settantesimo anniversario della Liberazione, Giovanni De Luna ha voluto mettere di nuovo a punto un’immagine della Resistenza che si stava offuscando. Con grande efficacia, De Luna ha scelto una storia, un luogo, alcuni personaggi: un castello in Piemonte, una famiglia nobile che decide di aiutare i partigiani, la figlia più giovane, Leletta d’Isola, che annota sul suo diario quei mesi terribili ma anche meravigliosi in cui comunisti e monarchici, aristocratici e contadini, ragazzi alle prime armi e ufficiali dell’ex esercito regio lottarono, morirono, uccisero per salvare la loro patria, la loro libertà, il futuro di una nazione intera. Giovanni De luna ha tentato una via diversa per fare storia e per comunicare anche con chi non è abituato a maneggiare testi accademici. Un saggio che si può leggere come un testo narrativo.
La motivazione della giuria
E’ stato professore di Storia contemporanea all’Università di Torino.
Storico, scrittore, studioso dell'antifascismo e dei sistemi politici del '900. Avverso ai revisionisti che abusano pubblicamente della storia per cancellare la Resistenza dal paradigma di fondazione della Repubblica, legittimando famiglie politiche e culturali del tutto estranee all'antifascismo. Collabora come autore con Rai Storia e scrive su La Stampa.
‘Sindone. Storie e leggende di una reliquia controversa’ (Einaudi)
Questo libro traccia una storia delle stoffe sepolcrali di Gesú, con particolare attenzione per quella oggi conservata a Torino. Il punto di partenza per ricostruire l'ambiente nel quale è nato e si è diffuso il culto per le diverse sindoni è il racconto fornito dai Vangeli. Procedendo lungo i secoli, dal Tardoantico al Medioevo, si nota un interesse sempre crescente e diffuso per la ricerca e il possesso di reliquie della passione e morte di Gesú, il cui numero aumenta esponenzialmente: una di queste è la Sindone di Torino, che avrà maggior fortuna rispetto a tutte le altre. La storia nota della reliquia torinese muove i primi passi nel Medioevo, quando compare in un villaggio della Francia, per poi spostarsi a Chambéry, nel cuore della Savoia, e infine a Torino, nuova capitale del ducato sabaudo e poi del regno d'Italia. È una storia a tratti avventurosa, spesso poco conosciuta e non di rado mal raccontata, fatta di episodi che la storiografia sabauda e quella ecclesiastica hanno tentato di addomesticare. È una storia che coinvolge personaggi di primo piano della nobiltà, della politica, della Chiesa e della scienza. Nell'ultima parte del libro, che riguarda il secolo XX e il XXI, la storia della Sindone si intreccia con la storia degli studi scientifici, dalle prime fotografie passando per la datazione radiocarbonica, fino ai giorni nostri. Molto spazio è dedicato a smantellare ipotesi storiografiche che non reggono alla prova della critica, allo spinoso problema dell'autenticità della reliquia e al difficile rapporto fra storia, fede e scienza.
La motivazione della giuria
E’ stato assegnista di ricerca in Storia del Cristianesimo presso il Dipartimento di Studi Storici dell'Università di Torino, ora collabora con l’Università di Catania. Si occupa di cristianesimo antico, storia della liturgia e del culto delle reliquie. Ha fondato e dirige il sito www.christianismus.it dedicato alla divulgazione della storia del cristianesimo antico.
‘Sulla faccia della terra’ (Il Maestrale – Feltrinelli)
Una notte di luglio del 1258, Mannai Murenu, giovane garzone di vinaio, si ritrova morto e sepolto nella presa e distruzione della città di Santa Gia da parte dei pisani. Settant’anni dopo invece racconta di come si salva e poi con altri si rifugia in un’isoletta dello Stagno di Cagliari, già lebbrosario e adesso sgombra, dopo che i lebbrosi sono stati catapultati a infettare la città assediata. Inizia così la narrazione delle molte avventure di un gruppo di rifugiati nell’Isola Nostra: oltre a Mannai, due sediari, Paulinu servo allo scriptorium di un convento, Vera donzella nobile, Akì schiava persiana, il vecchio ebreo Baruch, tre soldati tedeschi di ventura, Tidoreddu pescatore dello Stagno, il cane Dolceacqua, poi il fabbro bizantino Teraponto e altri fino a oltre un centinaio. Nei guai della guerra si fingono lebbrosi, così protetti dal terrore del contagio. Inventano una vita di espedienti, protagonisti lo Stagno e la voglia di viverci liberi, in una grande avventura collettiva.
La motivazione della giuria
Giulio Angioni, cagliaritano. Scrittore e antropologo. E’ stato ordinario di Antropologia Culturale nell’Università di Cagliari dal 1981 e direttore dell'Istituto di Discipline Socio‑antropologiche della stessa università. Dal 1992 presiede la Società degli Europeanisti di Bruxelles. Angioni è fra i principali protagonisti e uno degli iniziatori della nuova stagione di letteratura sarda.